Comitato Regionale

Emilia-Romagna

Orizzonti su due ruote

Intervista a Luciano Vincenzi, neo-eletto presidente della Lega Ciclismo Uisp dell'Emilia-Romagna.

di Mario Reginna

(da Area Uisp n. 11)


Luciano Vincenzi, modenese di 65 anni, è da poco stato nominato presidente regionale della Lega Ciclismo Uisp Emilia-Romagna. Lo raggiungo telefonicamente mentre si trova a Chioggia, in provincia di Venezia, assieme a un gruppo di una trentina di dodicenni, bambine e bambini, portati lì per una passeggiata in bicicletta alla scoperta della laguna veneta. Prima di iniziare la nostra intervista attendo che si accomodi all'ombra di un campanile: me lo immagino dunque lì, nella calura lagunare, questo vulcanico lottatore "del segno del leone", come mi specifica quando gli chiedo qualche dato biografico. Luciano, partiamo dal raccontare come è avvenuta la tua elezione.
"Si è trattato di una scelta derivata dalla necessità oggettiva di sostituire Davide Ceccaroni, che per via dell'incarico di presidente nazionale di Lega non aveva più tempo per occuparsi del livello regionale. Abbiamo discusso per un anno prima di questa assegnazione che è stata poi fatta all'unanimità: si è trattato dunque di una scelta condivisa, cosa che mi dà coraggio per portare avanti la vita della Lega Ciclismo emiliano-romagnola che, assieme a quella toscana, è tra le più importanti realtà del panorama ciclistico nazionale".

Raccontami qualcosa sulla tua storia personale e sul tuo percorso all'interno della Uisp.
"Provengo dall'Arci, con la quale ho iniziato il mio cammino con le polisportive del modenese. Cominciò tutto vent'anni fa quando diventai presidente di una piccola polisportiva che si chiamava Virtus. Quello è stato il mio primo approccio con l'associazionismo. Dopo di che sono passato a dirigere la San Faustino di Modena, che con 2500 soci a metà tra Arci e Uisp è una delle più grandi polisportive del modenese. Nel frattempo fui chiamato nel direttivo dell'Arci in cui ho ricoperto il ruolo di responsabile delle convenzioni commerciali. Poi, dalla precedente presidente del Comitato Uisp di Modena Silvia Della Casa, venni precettato ed entrai nel direttivo della Uisp modenese come sostituto di un dimissionario. In seguito il direttivo della Lega Ciclismo mi elesse come presidente provinciale di Lega. Terminato quel mandato, mi sono ripresentato al congresso del 2008 che mi ha rieletto presidente della Lega Ciclismo provinciale. Dal 31 maggio, infine, sono stato eletto presidente della Lega Ciclismo Emilia-Romagna".

Dovendo fare un bilancio della situazione riscontrata al momento dell'assegnazione di questo incarico, quale sarebbe il quadro?
"La nostra prima intenzione è quella di migliorare i rapporti tra Lega Ciclismo e Uisp, per esempio su tematiche quali tesseramento e quote assicurative. La Uisp a volte ha la tendenza a decidere senza tenere conto delle specifiche esigenze di un settore: noi siamo infatti una delle leghe più incidentate e per questo abbiamo dovuto subire alcune prevaricazioni sul costo dell'assicurazione. La priorità è quindi quella di essere maggiormente coinvolti in certe scelte: un qualcosa che si usa definire con la bellissima espressione di 'partecipazione democratica'. Nel complesso poi devo dire che ho veramente ereditato qualcosa di sostanzioso e di bello. Al momento infatti la Lega Ciclismo continua a crescere, soprattutto tra le donne che sono aumentate del 50 per cento. A Modena poi abbiamo accresciuto l'attività tra i bambini vedendo ampiamente ripagato il nostro impegno, sacrificio e amore per la bici e per la Uisp. Infatti, per un progetto di gite in bici alla riscoperta anche naturalistica e storica del territorio con i bambini, quest'anno ci sono giunte talmente tante domande da non riuscire ad accontentare tutte le richieste di partecipazione".

Quali sono quindi le esigenze sul piano organizzativo e le problematiche la cui soluzione si presenta come priorità?
"Questa è una domanda alla quale non vorrei rispondere subito. A partire da lunedì prossimo (5 luglio, ndr) ho già un programma di viaggio all'interno dei vari Comitati emiliano-romagnoli con il mio taccuino di appunti per cercare di fare una reale fotografia della Lega Ciclismo nei vari territori e cercare poi di avviare un progetto condiviso, almeno a grandi linee, per impostare un lavoro basato sull'omogeneità. E un'omogeneità va cercata sicuramente per il costo della tessera nei vari Comitati così come per la quota d'iscrizione alle manifestazioni cicloturistiche o cicloamatoriali. Dopo aver trovato una linea mediana tra tutte queste realtà vorrei poi ritrovarmi davanti a un piatto di pappardelle con gli amici della Toscana, per conoscerli meglio e attivare con loro un confronto che non sia per forza un contradditorio. Partiamo dal dato che la bicicletta è uguale per tutti: questo dovrebbe permetterci di avviare un ragionamento franco e costruttivo. In Emilia-Romagna siamo 50 mila ma siamo parte integrante del milione e 200 mila tesserati della Uisp sul livello nazionale".

Che tipo di futuro è allora possibile ipotizzare per l'attività ciclistica a marchio Uisp in Emilia-Romagna?
"Le innovazioni nel mondo ciclistico sono difficili da individuare, soprattutto in una regione che ha sempre avuto la capacità di reinventarsi e creare ed organizzare manifestazioni atipiche. Al di là di una ferrea lotta a qualsiasi tipo di doping, personalmente credo che la Uisp possa andare in tre direzioni: la prima è quella del ciclo-raduno autogestito cui iscriversi con 3 euro per fare 50 km di percorso dove possibile; poi la possibilità di sviluppare altri percorsi più lunghi con un punteggio maggiore che però va assegnato, anziché al singolo, alle società capaci di portare più atleti; infine l'accrescimento del coinvolgimento delle donne, che per noi rappresentano il bacino d'utenza più ampio. Bisogna poi sempre più avvicinare i giovani alle passeggiate e poi alle escursioni più lunghe, insegnando loro quali sono i pericoli dell'attività e come tutelarsi. Per concludere, la mia idea è quella di esercitare una forte pressione sugli enti locali per la creazione di tutti i raccordi necessari a collegare fra di loro le maggiori piste ciclabili presenti in regione. Bisogna infatti creare le basi di un bellissimo turismo ciclistico che possa portare anche denaro nei paesini attraversati".

Come ritieni sia possibile integrare le attività per le famiglie, in ambiente e in rapporto con il territorio con la realtà delle società sportive, senza snaturare il loro passato ma arricchendolo di nuovi stimoli?
"Io credo nell'intelligenza delle persone e credo che la capacità di esporre i progetti e la necessità di dialogo siano elementi determinanti nella vita in generale. Nel mio rapporto con le istituzioni ho avuto riscontri molto positivi quando si è lavorato per il progetto legato al ciclismo per bambini. Non credo ora che ci siano difficoltà a ragionare tra di noi, all'interno di un'associazione che da sempre ha alle spalle la cultura del confronto. Non penso che dovrò camminare sulle acque ma, se ce ne sarà bisogno, mi presto a fare anche quello".

Quale tipo di lavoro intendete fare invece rispetto alle problematiche connesse al doping o allo smodato e inconsapevole uso di integratori alimentari?
"Normalmente un presidente di Lega Ciclismo ha avuto come interlocutore principale l'assessore allo sport, fosse esso di un Comune, di una Provincia piuttosto che della Regione. Io voglio cambiare l'impatto con le istituzioni coinvolgendo assessori alla viabilità, all'ambiente, alle politiche giovanili e alla salute. Questi sono tutti soggetti che si devono interfacciare con noi anche in tema di doping. Per quanto riguarda il rapporto con i nostri tesserati, l'idea è quella di fare prima una campagna conoscitiva che spieghi gli effetti dannosi del doping e dell'eccesso di integratori, facendo chiarezza sui problemi farmacologici. Con la Regione abbiamo già in programma un lavoro assieme al dott. Tripi (responsabile del Centro Regionale Antidoping, da noi intervistato nel precedente numero di Area Uisp, ndr). Adesso vorremmo cercare una comunicazione più diretta con i ciclisti con un testo legato anche alla campagna di tesseramento del 2011. L'idea è quella di mettere nero su bianco, in una piccola pubblicazione, i problemi connessi all'uso di sostanze dopanti e integratori: le malformazioni che ci sono, le morti e fare una domanda fondamentale: 'Vale la pena per due chili di pasta e un chilo di grana – che spesso sono i nostri premi – rischiare la salute?'. Su questo argomento, l'esigenza forte è quella di andare tra la gente e parlare apertamente di questi problemi".

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